13 mar 2018

Recensione Il racconto dell'ancella, di Margaret Atwood

"Se sei un uomo in un qualsiasi tempo futuro, e ce l'hai fatta sin qui, ti prego ricorda: non sarai mai soggetto alla tentazione del perdono, tu uomo, come lo sarà una donna. È difficile resistere, credimi. Ricorda, però, che anche il perdono è un potere. Chiederlo è un potere, e negarlo o concederlo è un potere, forse il più grande."

Ben trovati lettori!
Oggi voglio condividere con voi il mio parere sull'ultimo libro che ho letto: Il racconto dell'ancella, di Margaret Atwood.
Si tratta di un libro distopico e per chi di voi ha visto o sentito parlare dell'omonima serie tv rilasciata da Hulu nel 2017, potrebbe essere interessante farvi un'idea sul libro da cui è liberamente ispirata.

TRAMA
In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

Quali sono dunque i tre aggettivi che meglio descrivono questo romanzo?
Verosimile, umano, desolante.

Mi sono approcciata a questo libro dopo aver visto la serie tv, dunque avendo delle aspettative ma anche con i piedi di piombo, perché mi aspettavo delle variazioni sul tema, come spesso accade nelle trasposizioni televisive o cinematografiche, ma questo è un caso davvero estremo: la prima stagione (l'unica al momento in onda) riprende gli avvenimenti dell'intero libro, con aggiunzioni non indifferenti che stravolgono il senso della storia e sopratutto dei personaggi. Dunque, per chi volesse iniziare il libro avendo già visto gli episodi, andate cauti e non aspettatevi troppi colpi di scena. Per chi, invece, volesse seguire la serie tv dopo aver letto il romanzo, non scoraggiatevi: nonostante le differenze e questa strana scelta di continuare la storia ben oltre il finale pensato dall'autrice, si tratta comunque di una serie piacevole e ben fatta, l'importante è seguirla con questa consapevolezza e godersela nella sua unicità.

Torniamo, invece, al romanzo.
L'opera si incentra molto sugli aspetti della quotidianità ripetitiva vissuta della protagonista (di cui conosciamo solo il patronimico), una quotidianità in cui la speranza di una vita migliore è solo una piccola scintilla, offuscata dalla consapevolezza di una donna razionale e forte che affronta il suo destino. 
Trattandosi di una narrazione in prima persona e presentando molte digressioni - oserei dire quasi un flusso di coscienza, in alcuni passi - il legame che si crea con la protagonista e il contesto che ci presenta, diventa subito molto forte. 
A colpirmi è stato sopratutto il realismo che si stende su tutto il romanzo: dalla società misogina (con tutte le sue contraddizioni) e teocratica, il cui lento cambiamento avviene poco per volta, al piacere per le piccole cose, che va a sostituire la mentalità più superficiale tendente al bovarismo che prima era ben diffusa.

"Il guscio dell'uovo è liscio e insieme minutamente granuloso, piccoli cristalli di calcio sono evidenziati dalla luce, come crateri sulla luna. È un paesaggio glabro, però perfetto, come il deserto dove si rifugiavano i santi, perché le loro menti non fossero distratte dal lusso e dalla mondanità. Penso che questo dovrebbe essere l'aspetto di Dio: un uovo. La vita sulla luna potrebbe non trovarsi sulla superficie, ma all'interno."

Come nella realtà, ogni medaglia ha due facce, e la scrittrice riesce a metterle entrambe in evidenza in tutte le sue sfaccettature, raccontandoci di un mondo possibile e terrificante dove, in fondo, tutti sono vittime in qualche modo, tutti esseri profondamente umani.

Spero di esservi stata utile per la scelta della vostra prossima lettura e - perché no? - della prossima serie tv da seguire!

Vi lascio con un caloroso saluto,
Silvia



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