25 feb 2018

Recensione Maree di Mezzanotte, di Steven Erikson

Cari lettori, oggi è Azzurra che vi parla!
Finalmente online sul blog con la mia prima recensione.
Ed essendo amante delle cose facili, iniziamo subito con Steven Erikson e Maree di Mezzanotte, un epic/high fantasy, tutto tranne che nella norma.
Un libro di cui sono rimasta letteralmente affascinata sia dallo stile di Erikson, epico, difficile ed estremamente profondo, sia da un ambientazione che da una parte si presenta cruda, militare e quasi dittatoriale e che dall'altra si mostra come un fiore delicato, come un arpista che suona le corde dell’animo lasciandoti sconvolto emotivamente.

Per chi ama il genere è quasi d'obbligo leggerlo, per chi, invece, sente di voler storcere il naso sono sicura che questo libro vi farà cambiare idea. 
Ogni libro può essere letto a parte perché quasi tutti auto conclusivi.
Il mio consiglio, però, è di leggerli in ordine, così che anche le sottotrame ed ogni evento dell'intreccio siano godibili al massimo. In ogni caso questa è la recensione del quinto libro, che, introducendo una nuova ambientazione e nuovi personaggi slegati dai precedenti, si può definire un mondo a sé.

Come è composta la serie: 

1. I giardini della luna (1999)
2. La dimora fantasma (2000)
3. Memorie di ghiaccio (2001)

4. La casa delle catene (2002)
5. Maree di mezzanotte (2004)
6. I cacciatori di ossa (2006)
7. Venti di morte (2007)
8. I segugi dell'ombra (2008)
9. La polvere dei sogni (2009)
10. Il dio Storpio (2011)


“Il destino è una menzogna. Una giustificazione per commettere atrocità. È il mezzo attraverso il quale i sicari si armano contro il biasimo. È una parola creata per sostituire l’etica, di cui nega ogni contenuto morale. Hull, tu stai abbracciando quella menzogna e non nell'ignoranza”.
Aquitor Seren Pedac, capitolo 12, libro terzo.


TRAMA #5
La riscoperta di un arcaico artefatto ormai dimenticato semina morte e distruzione nel mondo. La guerra tra l'antica genia dei Tiste Edur e i Lether prosegue senza posa; questi ultimi hanno assoggettato tutti i popoli vicini, tranne i rivali del momento. Il conflitto, anche se rappresenta la continuazione di una battaglia tra esseri ancestrali, evoca in qualche modo il nostro mondo. Difatti la società dei Lether segue scrupolosamente i dettami del libero mercato e molti dei suoi cittadini, a vari livelli, vivono al di sopra dei propri mezzi e si sono indebitati fino al collo. I Tiste Edur, invece, hanno impostato la propria esistenza alla luce di concetti quali l'onore e lo spirito comunitario, ma la loro società rischia di crollare nel momento in cui viene a scontrarsi con la rapacità dell'espansionismo commerciale dei Lether, che richiede instancabilmente nuove risorse oltre che nuovi sudditi da sfruttare.

Immaginate di stare sulla riva di un mare.
È notte e tutto è tranquillo. Vedete i pesciolini che saltano fuori dall'acqua, delle navi in lontananza e anche dei bambini che giocano.
I vostri piedi sono bagnati dalle onde che avanzano e infine se ne ritornando indietro… poi una coltellata. Vi portate una mano al petto, vi girate e vi ritrovate una figura identica a voi davanti. Ecco come si potrebbe descrivere Maree di Mezzanotte.
Un colpo al cuore, una continua ricerca della realtà e un disagio costante sul non sapersi con chi schierare.
E così il grande Steven Erikson, ancora una volta, fa centro.
Con una nuova sceneggiatura, nuovi personaggi e nuove culture prende vita un teatro e ci fa comprendere che, a volte, la vita ci riserba strani avvenimenti.
Come in un telaio, fili di trama politica e militare si intrecciano a guerre interiori ed esteriori, creando un disegno sempre più complesso, sempre più fitto fino alla conclusione dove la drammaticità regna sovrana e il libro sfocia nel dramma epico. 
Un must per chi ama l’epicità, dedicato a chi piace lasciarsi trascinare in mondi sconosciuti e complessi.

“Siamo condannati, ora, a dare una risposta alla sua morte, ancora e ancora. Innumerevoli risposte ad affollare la solitaria domanda della sua vita. È nostro destino, quindi, di soffrire sotto l’assedio di tutto ciò che non potrà mai essere conosciuto?”
Trull Sengar, capitolo nove, libro secondo.

I tre aggettivi per questo libro sono:
Profondo, turbolento, drammatico

Profondo, perché scava nell'anima dei personaggi e ci immerge completamente portandoti per mano sempre più giù; 

Turbolento, perché è come una danza che ti prende sempre di più fino a farti girare la testa; 
Drammatico, perché ha scene emozionanti al culmine di ogni situazione.

Avete presente quando si è per anni alla ricerca della perfezione e alla fine ci incappate per puro caso? Ecco, così mi è successo con Steven Erikson.
Iniziata la saga con un libro già al di sopra della media, "Il libro Malazan del Caduto"... sono poi stata contenta di appurare come questa serie sia progredita in un miglioramento da libro in libro. 

La saga si snoda su dieci libri principali più sei libri aggiuntivi al ciclo.
Sono presenti tre linee principali, che come ha definito Erikson stesso, possono essere visti come tre vertici di un triangolo. A me personalmente piace pensarla come una danza di tre spadaccini, in cui ogni tanto qualcuno si confronta con l'altro. 
Una toccata e fuga; e così sarà fino all'occhio del ciclone che culminerà con il sesto libro.
Nonostante l'aumento di complessità e il fatto che la nuova linea si incentri da un'altra parte del mondo, si sente molto l'influenza delle altre regioni e, proprio come sulla Terra, ogni continente e cultura ha il suo modo di vedere la natura, che in realtà vedremo sarà la stessa di sempre.  
L'amore, l'odio, la paura e tutte le emozioni sono reali, per nulla forzate e così vere che è difficile non affezionarsi o guardare di traverso i personaggi.

La trama del libro ruota principalmente intorno a due "set" di fratelli: i Sengar per i Tiste Edur e i Bedict per i Latherii. 

I Bedict sono: Hull, il più grande, ormai al di fuori del circolo vizioso in cui è caduta Latheras, il quale non sa più da che parte fronteggiare; Tehol, il mezzano, che passa tutto il giorno sul tetto di casa propria insieme al servo Bugg; Brys, il più giovane, che prova a dividersi tra i fratelli e il suo dovere verso la corona.
I Sengar invece sono: Fear, che cerca di essere fedele al suo dovere fino alla fine nonostante questo lo distrugga mentalmente; Binadas, la cui ingenuità non si capisce se sia vera o pure opportunista; Trull, sempre alla ricerca della verità, anche della più dolorosa; Rhulad, il più giovane, sempre alla ricerca dell'accettazione e colui che si ritroverà a malapena ad uscire dal suo mondo.

Ed ora la parte che preferisco: l'allegoria.
In questo libro la critica di Erikson affronta un tema difficilmente intercettabile: la distruzione di massa.

Poco dopo l'inizio del libro vedremo, infatti, come funziona la strategia di conquista dei Latherii: le armi di distruzione di massa.  

"Questa non è guerra. Questa è..che cosa? Errante salvaci io non ho risposta, non ho parole per descrivere questo massacro. E' insensato. Blasfemo. Come se avessimo dimenticato cos'è la dignità. La loro,la nostra. Il significato della parola stessa. Nessuna distinzione tra colpa e innocenza. Uomini e donne trasformati contro la loro volontà in simboli, frammentarie rappresentazioni, depositi di tutti i mali, di tutte le frustrazioni".

Penso che la frase parli da sola.
Questa è una serie che a mio parere dà molto.
Promosso a pieni voti e con lode, ho grandi aspettative nei prossimi libri.

Alla prossima recensione,
Azzurra

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